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Ma ne vogliamo parlare? Ma quanto fa male questa sciocca abitudine?
Per farvi meglio comprendere, vi racconterò un aneddoto personale.
Ho visto con i miei occhi una cosa a dir poco scandalosa, incredibile, odiosa.
Ad uno dei, pochi ma noiosi, ritrovi familiari, dopo aver pranzato si stava bevendo lo spumante per festeggiare qualche ricorrenza, ma in verità non ricordo quale fosse.

Io personalmente non bevo alcolici, ma tutti gli altri presenti si stavano versando nel loro bicchiere un bel goccio di spumeggiante vino bianco. Fin qui, tutto normale. Se non fosse che, ad un tratto, la figlia di mia cognata chiede insistentemente di avere anche lei dello spumante. Io penso, dentro di me, che non le daranno da bere quella bevanda alcolica che fa tanto tanto tanto male al suo fegatino. Avendo lei sei anni. Il mio pensiero viene immediatamente disatteso, perché mio fratello, nonché marito della madre della cucciola seienne, prontamente prende la bottiglia e con gesto eroico le versa mezzo bicchiere. Mezzo bicchiere? Ma dico, scherzi? La bimba era ovviamente al settimo cielo, era quel che desiderava. Lei non sa realmente distinguere cosa è bene e cosa è male. Quel che mi ha lasciata allibita è il comportamento di mio fratello, che ad una mia occhiataccia e qualche parola cercando di farlo desistere, mi fa intendere che non è la prima volta e addirittura che per loro è normale, per loro va bene così. Ugualmente, il comportamento di sua madre mi ha lasciata sbalordita: non ha detto niente. Nulla. Neanche si è posta il problema che possa far male, che possa diventare un’abitudine.

bicchiere di spumante

I miei genitori hanno tre figli, tutti sposati, tutti con figli. Totale: quindici componenti, uguale quindici compleanni. Salvo cinque persone che vengono festeggiate assieme in due date, ci si ritrova almeno dieci volte all’anno. Senza contare Natale, Pasqua, capodanno, e altri eventi festivi durante i quali ci si riunisce. Ricapitolando: se ad ogni festa dove si consuma a fine pasto dello spumante, tu, ne dai mezzo bicchiere a una seienne, vuol dire che alla sua tenera età assume alcool una volta al mese. E non è poco.

Anch’io… Da piccola

Vi dirò, anche io da piccina ho avuto questi “assaggi” prematuri. Mi ricordo la mia gioia nel bere quel goccino di vino che faceva tante bolle ed era così dolce, quella sensazione di evasione dalle regole, quel sentirmi grande che mi piaceva tanto. Ma veramente non potevo capire il male che mi stava facendo. Io, ormai da anni, non bevo più nulla, ma in adolescenza e fino ai vent’anni diciamo che ho bevuto abbastanza, anche un po’ troppo.
Tutto quel bere senza motivo mi ha portato allo sdegno verso tutto l’alcool, anche lo sciroppo con alcool non rientra più tra i miei consumi in caso di malattia. Ma ho bevuto tanto perché l’ho assaggiato spesso da piccolina? Oppure sarebbe successo ugualmente anche senza i goccetti?

Non venite a dirmi che

Personalmente, quelle persone che affermano frasi del tipo <<ma tanto è solo un goccio, cosa vuoi che faccia?>> o sciocchezze simili, mi fanno veramente arrabbiare. Non venitemi a dire che non fa nulla, perché può essere anche il fondo di un bicchiere, ma forse dimenticate quanto grande (in questo caso piccolo) sia il fegato dei bambini. Vi risparmio spiegazioni scientifiche in merito all’argomento, il web ne è pieno e se siete genitori ragionevoli saprete sicuramente di cosa sto parlando. Di contro, se anche a voi piace dare il goccetto ai vostri bambini, sappiate che non mi trovate assolutamente d’accordo. Ma ovviamente ognuno è libero di fare le scelte che vuole, e tutela come meglio crede la propria prole.

Alternative allo spumante di mamma e papà:

  1. Spumante per bambini. (Solitamente al gusto pesca, con un’allegra etichetta raffigurante i personaggi preferiti dai vostri bambini. Anche se, devo essere sincera, l’idea che diamo loro è che bere sia una cosa bellissima e giusta, di cui nemmeno loro possono farne a meno. Meglio però questo trucchetto che il vino vero e proprio).spumante per bambini
  1. Dire di no. Forse per alcuni genitori è diventato troppo difficile, e cedendo preferiscono dare un goccetto, al posto di sentire qualche capriccio. Questa è l’alternativa che preferisco.
  2. Aspettare che compiano una ragionevole età, (14-16 anni) per parlare tanto con loro degli effetti nocivi e dei danni che l’alcool può causare, nel presente e nel futuro. E sotto controllo far assaggiare. Tanto lo sappiamo tutti che prima o poi lo faranno in compagnia, quindi forse è meglio responsabilizzarli in casa per un migliore uso e non-abuso fuori casa.

Voi cosa ne pensate? Date o dareste un goccetto ai vostri figli?

 

A presto, momfrancesca.