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fratello_e_sorella

Durante la bella stagione è tutto più facile, quando sto preparando la cena i miei figli non so nemmeno dove siano, so solo che il giardino è recintato e ogni tanto li sento ridere, urlare o bisticciare, per poi ridere di nuovo cinque secondi dopo. Per questo motivo, quando l’ora della cena si avvicina, io metto i panni della casalinga e sistemo le ultime cose rimaste fuori posto, accingendomi poi a preparare il pasto. Se nessuno là fuori si fa male, io ho tutta la libertà di azione. Per contro, quando è ottobre e alle 19:00 è praticamente buio, lo stesso momento prende una connotazione più caotica. Due nanetti scalmanati corrono qua e là, si infilano in ogni dove per giocare a un nascondino con regole che conoscono solo loro. Viviamo in una casa, non nella Reggia di Versailles, perciò i nascondigli quelli sono. Eppure, le risate forti, di gusto, quando uno cerca l’altra e praticamente sa già dove sia nascosta, lei che urla per spaventarlo e nello stesso tempo cominciano a ridere, senza riuscire a fermarsi. Nel contempo stanno già pensando al turno successivo, così piccoli piedini poco leggiadri si sentono da ogni stanza, mentre battono sul pavimento in corsette isteriche e divertite.

Dopo cena, sempre a dipendenza della stagione, tutto cambia notevolmente. Quando fuori è bello, in seguito ad aver chiesto il permesso per scendere da tavola, i miei figli li vedo sparire di nuovo in giardino. Adoro la luce che, dalle 20:00 in avanti, si crea in estate. Io finisco di sparecchiare, carico la lavastoviglie, eppure a volte mollo tutto ed esco. Gioco con loro o li osservo divertirsi, liberi come solo due bambini possono essere. Ci sono delle serate in cui, invece, prendo una sdraio e fisso il cielo, guardo le nuvole che prendono i toni del rosso, in sottofondo il loro vociare, è tutto perfetto. Nei periodi come questo, purtroppo, si è meno liberi, quindi nulla giardino ma spesso mi chiedono i cartoni. Chi sono io, che ho passato pomeriggi interi sul divano a guardare tutto il palinsesto di Italia 1, per dire di no? Quindi cartoni siano. Loro li guardano in italiano o in inglese, a volte in spagnolo, a loro piace così e io mi diverto a sentirli ripetere alcune parole.

Ieri sera avevo i cocomeri girati. Espressione che ho insegnato anche ai miei figli, quando chiedo di essere lasciata stare perché arrabbiata. Dicevo, quando ho i cocomeri girati soffro di un disturbo: dico no a tutto e parlo in stile dittatore. Scesi da tavola, puntuale come una cambiale, arriva la richiesta di vedere i cartoni. «No!» dico io, «Andate a fare altro». Nella mia testa mi figuro tutti i giochi che hanno, le riviste, gli album da colorare che, se li mettessi in fila, coprirebbero l’equatore. Sono sicura che abbiano pochi giocattoli rispetto a case di amichetti che abbiamo visitato, dove pare sia scoppiata una bomba e si trovano giochini ovunque, da dentro il microonde a sotto le coperte. No, qui cerco di insegnare loro il valore degli oggetti, non gli compro ogni scemata che vedono alla tv, quando faccio regali cerco di puntare su altro. Finora ce l’ho fatta. A loro non basta mai, hanno sempre troppo poco e si stufano! Qualche giorno butterò metà del loro tesoro, forse apprezzeranno di più quello che hanno.

Tornando a ieri sera, dopo avergli negato la televisione, lei se ne va in camera seguita dal fratello. Lei dice: «Io vado a scegliere un libro.» e il genio: «per fare?». Lei altezzosa: «per leggerlo… Lo vuoi anche tu?» e il piccolo acculturato risponde: «No. Posso usare il tuo palloncino?». A parte la disgressione sul fatto che mio figlio sia poco avvezzo alla lettura, ma rimedieremo, mi ha colpito la loro tenerezza mista a semplicità. Quando sono da soli, e pensano che io non li senta, mi fanno stringere il cuore. Si fanno i loro discorsi, ragionano sulle stupidate ma a volte anche su argomenti più seri. Ogni tanto me li immagino già ventenni, mi auguro resteranno uniti, per questo dovrò metterci anche del mio, credo sia un compito dei genitori creare le basi per un legame solido e duraturo tra fratelli. Non è detto che, solo perché si è consanguinei, ci si debba adorare, anzi. Essere fratello e sorella deve essere particolare, forse più che essere due sorelle o due fratelli, ché magari in quel caso gli interessi potrebbero essere molto più simili che tra fratello e sorella. Eppure lo trovo un mondo affascinante e una sfida che ho voglia di affrontare. Non vedo l’ora che crescano ma, nel mentre, so che un giorno li hai partoriti e dieci minuti dopo si stanno già laureando, per questo motivo pazienterò, godendomeli giorno per giorno.

Francesca