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Quante emozioni dentro ad un ricordo, se poi riguarda i nostri figli, è ancor più carico e denso di impressioni. Ne possediamo, nella nostra testa e nei nostri archivi digitali, una quantità enorme. Personalmente, i ricordi più belli che ho sono quelli dei miei due parti: sono i ricordi più forti, i più importanti, sono abbastanza lontani ma potrei descriverli con dovizia di particolari.
Non starò qui a raccontarvi quanto è stato splatter il mio parto di Principessa, naturale e finito con un epilogo di dubbia positività, né quanto sia stato strano e assurdo il parto di Principe. Tuttavia ci sono degli episodi che adoro ricordare e mi emozionano sempre, ogni qualvolta li ripenso.
Quando Principessa è nata ero davvero giovane, avevo 23 anni, in seguito a tutte le letture sapevo cosa avrei dovuto fare: la presi in quel fagottino verde e la misi sul mio petto, vicino al seno, per permetterle di nutrirsi. Questo è il primo ricordo che ho di mia figlia. Spesso, senza bisogno di accendere il pc o cercare tra migliaia di scatti, accedo alla memoria cerebrale e me la vedo ancora lì, posata e addormentata, sulla mia parte sinistra. Stavo da cani, avrei avuto davanti 15 giorni da schifo, avevo appena provato il dolore più forte del mondo, eppure il ricordo più intenso che ho è solo la sua immagine. Mi ricordo le luci soffuse, il carrellino con decine e decine di ferri, l’impiastricciamento della sua pelle, le sue manine microscopiche e la sua tutina che avevamo comprato per l’occasione io e il suo papà. Dopo il parto, passato il primo l’allattamento, mille via vai dalla sala parto eravamo finalmente tranquilli io, lui e lei. Allora dico ad Amoremio di prenderla in braccio, ci tenevo molto. Lei era sdraiata vicino a me, alla mia sinistra, all’altezza del mio viso, dormiva; lui si avvicina e mi dice che non sa come fare. Lo rassicuro, dicendogli che non si sarebbe rotta, di prenderla tranquillamente in braccio. Lui si fa coraggio, si avvicina e con le sue grandi mani tenta di prenderla in braccio, per la prima volta. Infila le dita sotto al suo corpicino addormentato, la solleva di un centimetro, forse due, e di scatto la molla. Sì, avete letto bene, l’ha mollata improvvisamente; come se avesse in mano una patata bollente. Io ho sorriso, anzi riso, perché lei continuava beatamente a riposare, e pensavo a quanto un uomo può essere grande e forte, ma così piccolo ed impreparato davanti a un evento come la nascita di un figlio.
Per parlarvi del mio secondo parto dobbiamo spostarci in sala operatoria. Vidi, velocemente, per la prima volta il mio Principe avvolto nel telino verde e lo portarono subito lì accanto, per liberargli le vie aeree. Non lo vidi per tre ore, mi avevano dato la morfina e non potevo allattarlo. Ricordo che avevo un turbinio di emozioni, ero felice di aver partorito, non ero stanca, fremevo dalla voglia di vederlo, ma sapevo che sarebbe stato faticoso. Finalmente eccolo, piccolissimo, io che fino al giorno prima maneggiavo una bimbetta di due anni e mezzo, lui mi sembrava una formichina. Lo ritenevo piccolo ma il primo commento in sala operatoria, fatto da una ferrista, è stato <<oh, che grande!>> e ho ancora in mente quella frase. Ho ben impresso la sua testa, i suoi capelli. Erano molti, scuri, e troppo morbidi; erano davvero morbidissimi, al pari di un peluche. Continuavo a toccargli ed accarezzargli la testa, leggermente impiastricciata fino al secondo bagnetto. Si graffiava il viso con le unghiette minuscole, aveva le manine sempre fredde gelate, come le ha tutt’ora.
Un’emozione davvero forte l’ho avuta da Principessa e il suo scorso Natale, aveva 4 anni e forse è un’età in cui si diventa abbastanza consapevoli, solo l’anno scorso infatti ha colto in pieno la storia di Babbo Natale. Avevamo preparato insieme la tazza con il latte, dei biscotti, tutto ben disposto su una bella tavola. Poi è andata a dormire, insieme a suo fratello, visibilmente emozionata per la magia che si sarebbe compiuta quella notte. Io ed Amoremio preparammo la “scena”, svuotando la tazza, sbriciolando biscotti e mangiandoli, facendo delle impronte a terra con gli scarponi. Insomma, era impossibile non credere che un signore magico fosse passato di lì. Il mattino seguente ricordo con gioia i suoi occhi, mentre mi guardavano increduli, e chiamandomi all’infinito mi faceva vedere i cambiamenti dalla sera prima, ripetendo <<guarda, guarda, guarda>> in loop. È stata davvero dolcissima.
Principe, nonostante la sua tenerissima età, ha solo due anni e mezzo, mi ha già regalato ricordi emozionanti. Come quando sua sorella piangeva per dei capricci, lui mi guarda con gli occhi dolci e mi chiede se può farle le carezze. Al mio consenso si avvicina teneramente e le accarezza la testa, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Di lui, proprio perché ho meno ricordi, ho presenti in maniera più forte i suoi primi traguardi: il primo gattonamento, i primi passettini stile pinguino, la prima parola. Vogliamo parlarne? Questa è stata così emozionante che di più non si può: la prima parola di Principe è stata cacca. E ho detto tutto. La mia Principessa, invece, disse mamma. Lei sì, che mi emozionò.
Questo è il primo post per il mese di Ottobre delle StorMoms!
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A presto, Francesca.