Tag
Bambini, Blog, Blogging, Il mondo dei bambini, Inventarsi giochi con niente, Pensieri, Racconti, Ricordi
Per nostra fortuna c’è una parte del mondo che è composta da quegli esserini bassi, a volte un po’ rompiscatole ma che ti rubano il cuore; hanno la gioia di vivere incorporata e sono provvisti di fantasia da vendere. Naturalmente sto parlando dei bambini. A loro basta un niente per divertirsi: una scatola si trasforma in un castello, una pozzanghera diventa un lago abitato da un drago, il divano di casa si modifica ogni volta, in base alle esigenze del vulcanico protagonista. Considero la fantasia dei bambini una grande fortuna, un valore aggiunto alle qualità che ognuno di loro intrinsecamente possiede. In realtà, ora che ho una certa età, mi accorgo che quel guizzo di genialità che ti dona la fantasia, l’ho in parte perso.
Da piccola, tutti non facevano altro che ripetermi quanto io fossi una bambina ricca di fantasia. Le maestre a scuola, mia madre, che lo diceva davanti a me alle persone che incontravamo. Nella mia infanzia sono stata spesso sola, nei pomeriggi trascorsi a casa. Prima di capire che avrei potuto rimbambirmi ore e ore davanti alla TV, facevo un’infinità di lavoretti o mi inventavo di tutto. Ricordo come fosse ieri quanto giocavo all’ufficio. Non sapevo tanto bene cosa volesse dire, perché nessuno in famiglia lavorava in un ufficio, eppure mi era bastato qualche giro con mia madre in posti dove vedevo persone scartabellare alcuni fogli, tra fotocopiatrici e raccoglitori, circondati da pinzatrici ed evidenziatori che per me, quello, era l’ufficio. Avevo preso un intero locale – non usato in famiglia – come mio ufficio personale, avevo scritto su un foglietto, strappato malamente da un quaderno A5, il testo “questo ufficio è mio, e ci lavoro solo io. (o altri, su mia autorizzazione)”. Rivedendolo qualche anno fa, mi sono messa a ridere di gusto, perché la me di quegli anni ci credeva veramente, in quell’avviso.
Passato il momento da segretaria, ho fatto la mini-stilista. Quante di noi in casa hanno avuto il mitico gioco “Gira la ruota”? Io passavo pomeriggi interi a sfregare quella mina nera sopra a piccoli fogli, cercando di creare ogni volta un look diverso per la mia modella. In seguito coloravo, dando il meglio di me e cercando di creare sfumature o fantasie dei tessuti che mi parevano all’avanguardia, per quanto ne potessi conoscere io di moda. Infine tagliavo le sagome delle mie striminzite indossatrici e le mettevo tutte in una scatolina. All’occorrenza, quando incontravo una possibile cliente nel mio ufficio, le presentavo i vari abiti della collezione, ci accordavamo sul prezzo e la data di consegna. Inutile dire che la vendita la facevo da sola, parlando nella mia mente con una persona immaginaria.
Ho presente, con enorme soddisfazione, quando andai con mia madre dal tappezziere, per scegliere delle tende. Non ricordo per quale motivo ma, questo signore, regalò a mia madre due enormi cataloghi con campioni di stoffe. Nulla, io da quel giorno diventai una vera esperta in tendaggi. Numerai, usando l’allora innovativa Replay rossa, una a una le pagine dei cataloghi, inventandomi dei codici alfanumerici. In parallelo, per la mia vendita, creai delle cartelline, composte da due cartoncini tenuti insieme da nastro biadesivo, attaccato solo su due lati per lasciare aperti gli altri. Mi sentivo veramente una super inventrice per averle create. Quando arrivavano i clienti – il noto signor Rossi, la signora Bianchi e via dicendo – prendevo dei fogli volanti su cui annotavo, dopo aver fatto visionare al compratore e aver discusso con lui delle sue esigenze, il codice che identificava il tessuto scelto, insieme alle misure e alla data di consegna. Ovviamente, inserivo ogni foglietto dentro una cartellina diversa, sia mai che sbagliassi gli ordini!
Mi divertivo davvero un mondo, passavo le ore, ogni giorno, a fare questi giochi, con quattro pezzi di carta e, a rotazione, contesti diversi. Quello che non doveva mai mancare era la fantasia, ma per fortuna abbondava.
In questi anni vedo sbocciare la fantasia di mia figlia. Ora ha 8 anni, gioca spesso ma forse nella sua vita si insinuano troppi cartoni, troppo computer, troppo smartphone, troppo Netflix e Youtube. Non dico che non sia colpa mia, eppure non riesco a eliminarli in maniera più importante. Nei momenti creativi, per fortuna, si diletta inventando giochi tutti suoi. Ha la passione per l’organizzazione di compleanni: sono almeno due anni che, prima della sua festa e di quella del fratello, apre il pc e inizia a scrivere la lista degli invitati, i giochi che si faranno, luogo, data, lista dei cibi e delle bevande. Finito di stilare, viene a spiegarmi tutto quanto.
Pochi giorni fa ha preso il suo vecchio diario, ha istruito suo fratello a essere un… Bravo cucciolo. Ha fatto diventare il suo compagno di giochi un cagnolino, da addestrare, con tanto di premi o sgridate se non fa quello che deve. Ha scritto sul diario le discipline in cui si era esercitato “Bobi”, gli ha messo dei voti e poi è venuta da me, facendomi firmare. Se non è un cane, è un cavallo, gli mette le redini, il sottosella e via dicendo. Mi crescerà un figlio animaloso.
In estate, ha passato intere giornate a gestire il suo maneggio. In realtà non aveva nulla, se non qualche secchiello per dar da mangiare ai cavalli. Parlava col fratello, urlando da una parte all’altra del giardino, impartendo ordini sul da farsi. Si occupava di tutta la gestione, eppure a me faceva morire dal ridere: vedevo una bambina tirare una lunghina invisibile, per condurre un altrettanto invisibile cavallo, in un – pensate un po’ –box invisibile.
Mi domando cosa le resterà tra i ricordi, una voltra trentenne. Mi piacerebbe che le rimanessero in mente i pomeriggi passati a giocare in maniera semplice, con o senza suo fratello che, a differenza mia, avrà come compagnia per i prossimi anni. Vorrei che la sua fantasia non l’abbandonasse mai. Anche da adulti è una qualità che può regalare una marcia in più, ché nonostante si sia grandi, dà ancora la possibilità di vivere un po’ nel fantastico, unico, mondo dei bambini.
Francesca